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Le illuminazioni Mahya del mese di Ramazan

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Ormai da qualche giorno in Türkiye, come in gran parte del mondo musulmano, é iniziato il Ramazan. In questo mese sacro si vive un’atmosfera speciale, fatta di una certa ritualitá quotidiana che porta con sé significati spirituali. Anche il decoro urbano e soprattutto le moschee assumono una nuova luce, che non sfugge all’occhio attento dei visitatori. Tra i minareti dei luoghi di culto, infatti, in questo periodo vengono accese delle tipiche luci decorative che formano parole o immagini luminose. Note come ‘Mahya’, tali luci sono una particolaritá delle  festivitá religiose, specialmente a Istanbul,  e risalgono a circa 400 anni fa durante l’Impero Ottomano. Il termine deriva appunto  dal turco ottomano mâhiyye, con il significato di ‘mensile2 o ‘del mese’, la cui etimlogia risalirebbe al   ‘mese’ persiano mâh . Il riferimanento, dunque, non é casuale. La tradizione narra che la  moschea di Sultanahmet, riccamente decorata con piastrelle di Iznik del XVII secolo e l'unica  con sei minareti, sia stata la prima casa delle illuminazioni mahya, dando inizio a questa peculiare arte.  Dopo la collocazione del primo filo luminoso a Sultanahmet, nel 1617 il Sultano Ahmet I avrebbe emanato un decreto per l’estensione delle luminarie in tutte le moschee della cittá.  La loro  invenzione sarebbe da attribuirsi al calligrafo Hafiz Kefevi, uno dei muezzin della moschea Fatih, che su un grande fazzoletto di broccato sottopose il suo progetto all’approvazione del Sultano. Si trattava di un minuzioso ricamo che venne apprezzato al punto che fu disposto che questo tipo di scritte e immagini fossero esposte tra i minareti durante le notti del Ramazan, a condizione che fossero conformi alle regole e alle tradizioni islamiche. E’ in quel momento che espressioni quali ‘Benvenuto Ramazan’; ‘Saluti Oh Ramazan’; ‘Non c’é altro Dio all’infuori di Allah’ e anche ‘Addio Oh Mese di Ramazan’, a conclusione del mese sacro, divennero ben visibili su tutta Istanbul , diffondendosi poi nelle  capitali ottomane di Bursa ed Edirne, e in seguito in altre cittá. Nel 1723, sarebbe stato Ibrahim Pasha ad estendere i mahya, ordinando che fossero installate in tutte le moschee imperiali durante il Ramazan e decretando la costruzione di due nuovi minareti con balconi presso la Moschea di Eyup, considerati troppo corti per potere ospitare le luci. Nel corso del tempo la tradizione Mahya non si é mai interrotta ed é stata nobilmente portata avanti da artigiani specializzati che preparano l’installazione nelle moschee circa quindici giorni prima dell’inizio del Ramazan. Certamente, oggi, sebbene la tecnica richieda una precisa manualitá, le cose per certi aspetti sono cambiate. Pensata per inscrivere parole nella notte, Mahya é nata come un’illuminazione di lampade ad olio sospesa su una corda tra due minareti. Il compito dei mahyaci ( produttori di mahya) era quello di accendere e mantenere sospese migliaia di lampade che all’epoca formavano lettere in caratteri arabi. Ogni notte venivano consumati in media 6,5 chilogrammi di olio d'oliva. Dopo il periodo ottomano, i mahya furono dotati di lampadine elettriche, che tuttavia  non possono sortire l'effetto scenico di quelle costruite con lampade a olio. Oggi, il mahyaci é responsabile di disegnare la scritta e di appenderla sui minareti con corde e ganci in modo che i messaggi devozionali possano essere visti da lontano, ispirando i credenti durante i giorni di digiuno. Per consuetudine, dopo la preghiera Tarawih, una preghiera volontaria esclusiva delle serate del Ramazan, le persone si riuniscono nei cortili delle moschee per vedere i mahya. Oltre ad essere una forma d'arte, le luci riguardano la consapevolezza della fede, il senso di fratellanza e di pace condivisi durante il mese sacro. Ecco che ogni giorno i minareti danno messaggi su diversi temi inerenti la religione, la direzione e la rettitudine, che vengono  determinati ogni anno dalla Presidenza degli Affari Religiosi della Repubblica di Türkiye (Diyanet).Quest'anno il tema  è il ‘Ramadan e la coscienza dell'aldilà’.  Oltre all’aspetto meramente tecnico, la bravura dei maestri dell’illuminazione ‘del mese’ sta nel selezionare un testo appropriato e scriverlo nel modello, creando una stringa di parole e organizzando le lampadine. E’ a quel punto che viene installato un meccanismo per appendere il costrutto, utilizzando corde e sospensioni.  Il tutto rilascia un clima di distensione, tipico di questo periodo religioso che avvolge tutti, credenti e non, in un’atmosfera particolare che illumina luoghi e spiriti. Buon mese di Ramazan dunque ai nostri amici turchi. Hayirli Ramazanlar!

 

A cura di Valeria Giannotta



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